Correva l’anno 2006; su YouTube comparve questo video, caricato da una ragazza di nome Tara Karina. Il video, diventato subito virale, ad oggi conta oltre 5 milioni di visualizzazioni in continuo aumento.
Il nome di Tara suonerà probabilmente sconosciuto a molte di voi, a meno che non abbiate iniziato la Pole prima del 2010. A me personalmente rivedere questo video fa venire i brividi e un po’ di nostalgia perché mi riporta indietro ai miei inizi. Vi domanderete cos’abbia di tanto speciale? Tara è stata una delle prime (se non la prima) poler a mostrarsi al pubblico, attraverso il suo canale YouTube, sul quale ha raccontato la sua storia. Una ventenne inglese con problemi di agorafobia che decide, dietro consiglio del proprio medico, di praticare un’attività sportiva. Probabilmente il suo medico non si aspettava che Tara avrebbe comprato un palo da mettere in garage, e che grazie a lei sarebbe presto nata la prima generazione di polers “casalinghe”.
Tara non ha avuto paura dei pregiudizi; ci ha messo la faccia, ha fatto vedere quello che faceva e perché lo faceva, in un’epoca in cui la Pole era ancora sconosciuta al grande pubblico. Ha dato un contributo importante alla diffusione della Pole.
Ma cosa si può dire oggi sull’autodidattismo?
Probabilmente, con la nascita di nuove scuole di pole dance (che comunque sono ancora poche) e per il fatto che la Pole è ormai mainstream, il fenomeno potrebbe essersi un po’ arginato. Personalmente però credo che sia ancora molto diffuso, solo che chi si allena in casa tende a rimanere nascosto, principalmente perché la Pole si è notevolmente evoluta in questi ultimi anni, con la nascita di figure sempre più estreme, troppo difficili o impossibili da imparare senza l’aiuto di nessuno. Quindi, le polers “di tutti i giorni” preferiscono non farsi vedere per paura di non reggere il confronto o essere criticate (eh sì, esiste il bullismo anche nella Pole). È un ragionamento che ho fatto anche io e che ho notato essere piuttosto diffuso. Lo stesso concetto è in parte ripreso in questo interessante articolo di BadKitty, focalizzato sulla nostalgia dei “vecchi tempi in cui fare un Butterfly era considerato il massimo della difficoltà“.
Ho trovato, pochi giorni fa, questa lettera aperta di Sarah Jade alle pole dancers che si allenano da casa.
Ho deciso di proporvela in versione tradotta, perché l’ho trovata molto bella e incoraggiante.
Lettera aperta alle polers che si allenano da casa. Non mi sono dimenticata di voi. Voi siete altrettanto importanti (se non di più) di ogni pluripremiata campionessa che gira il mondo. Siete voi che tenete viva la Pole Dance e che fate tanto anche per noi. Lasciate che mi spieghi meglio. C’è stato un tempo in cui eravamo tutte home polers. Fino a un decennio fa non c’erano scuole di Pole Dance in quasi nessuna città! Avevo l’abitudine di organizzare uno “Stripper Pole Saturday” a casa mia, e io e le altre ragazze ci mettavamo a cercare nuove mosse su Internet. A proposito, grazie Karol per la Pole Encyclopedia! Preparavamo i brownies, bevevamo un po’ di vino, e prima o poi ci ritrovavamo collassate a terra coi nostri shorts sgambati che a malapena coprivano una chiappa… figuriamoci la linea del sedere! ;). Voi tenete viva la Pole, perché mi ricordate che non devo per forza essere impeccabile. Non ho mai fatto ginnastica, sono autodidatta, realizzo da sola i miei costumi, creo personalmente le mie routines, mi alleno da sola in uno studio vuoto e taglio la musica senza l’aiuto di nessuno. Sicuramente non mi sogno neanche di parlare male delle ragazze che competono ad alti livelli, portano costumi di ottima fattura ed eseguono coreografie di livello professionale. La mia mente divisa fra la crescita della pole community e la forza/flessibilità necessarie per le coreografie più estreme di oggi. Semplicemente mi consola sapere che ci sono gruppi di ragazze che, nel proprio salotto e in compagnia dei propri figli o animali domestici, amano la Pole Dance tanto quanto le acrobate che fanno competizioni. Voglio pensare che queste persone facciano quello che fanno solo per puro divertimento e perché si sentono forti o sensuali (o meglio ancora, entrambe le cose). Non possiamo tornare indietro nel tempo e diventare ginnaste ritmiche, ballerine professioniste, contorsioniste o body builder. Non potremo mai reggere il confronto con le persone che hanno iniziato in giovanissima età, e in più pochissime di noi possono permettersi di allenarsi a tempo pieno. Direi che è più che sufficiente per sentirsi fiere dei propri progressi, no? Spostate il gatto dall’area palo, appoggiate da qualche parte il telefono, ballate liberamente e continuate ad essere le meravigliose home polers che siete e di cui ho bisogno. Grazie per l’ispirazione che mi date! Sarah Jade
Home polers di tutta Italia, che dite, siete d’accordo? 🙂
Photo credit: Tom Sanders